“Dimmi zio Willi” di Andrea J. Larson, edito da San Paolo (pp.216 – euro 18.00) è un dialogo epistolare tra la nipote Andrea e zio Willi, un monaco benedettino. Con domande e risposte su diversi temi disegnano un affresco delle diverse sfaccettature della vita, tra laicità e fede che seguono di regola percorsi diversi con imprevedibili punti d’incontro.
Le domande e le risposte sono molteplici; tra queste troviamo il perchè della scelta del nome monastico “Hanselm” da Anselmo d’Aosta, un teologo che sosteneva che “la fede cerca la ragione”.
Delle scelte quotidiane dove Andrea afferma che si chiede ai giovani di non prendere scelte affrettate che possono ripercuotersi sull’intera loro vita. Zio Willi risponde che quando scelse di diventare un monaco all’età di 19 anni non aveva ben compreso tutte le conseguenze, ma che immaginando un’alternativa al monachesimo aumentava in lui la consapevolezza che la vita monastica fosse la scelta giusta.
Ed ancora Andrea chiede ad Hanselm come è riuscito ad affrontare la solitudine della vita monastica. La risposta è nella consapevolezza che essere monaci significa essere soli anche se di per sè non è qualcosa di negativo e ricorda una frase di un’analista junghiano “è meraviglioso essere soli, essere uno con tutto”.
Successo e ambizione, Andrea si chiede se la maggior parte delle persone ha capito il reale significato di queste parole. Padre Hanselm risponde che l’ambizione ci porta a lavorare su noi stessi, nell’esercizio della disciplina senza lasciarci influenzare da alcuna esigenza.
Sul successo afferma che non è un aspetto negativo, la questione è semmai in cosa si vuole avere successo.
Andrea chiede allo zio Willi cosa fosse per lui la ricchezza, il monaco risponde che il denaro è utile per sostenere le spese relative al mantenimento di un abbazia. Contento di guadagnare dei soldi “ma non ho bisogno dei soldi per me”.
In un’altra domanda la nipote chiede cosa sia per Hanselm l’altruismo. Il monaco risponde che tutte le religioni tendono all’altruismo ma che non esiste una vita del tutto altruista che richiederebbe la capacità di liberarsi del proprio ego.
Andrea chiede al padre benedettino cosa fosse per lui Dio. Hanselm afferma che può rispondere per immagini contrapposte. Dio è l’amore che pervade l’intera creazione ma è anche un interlocutore con cui parla e che ascolta anche tramite la lettura della Bibbia.
Dio “è la verità” che mi obbliga a confrontarmi con la mia “verità”.
Interessante la post-fazione che conclude il libro dove Andrea si chiede se lo scambio epistolare avrebbe cambiato zio Willi; alla fine ha constatato che ha inciso più su di lei.
Da ora in poi afferma Andrea molti concetti li interpreterà in modo diverso; grazie alle parole di zio Willi si è avvicinata a Dio chiedendosi se Dio esiste e se alla fine ciò si davvero importante.
Si piò concludere affermando che entrambi cercano se stessi uno come monaco l’altra come madre.